RECENSIONE | Le lettere d'amore di Esther Durrant

by - giovedì, gennaio 09, 2020

Buon Giovedì lettori,
Oggi la nostra Vienda ci parla di Le lettere d'amore di Eshter Durrant di Kayte Nunn edito Newton Compton.



TITOLO: Le lettere d'amore di Eshter Durrant

AUTORE: Kayte Nunn

EDITORE: Newton Compton

GENERE: Romance storico


Isole Scilly, 1951. Esther Durrant, una giovane madre, viene internata per volere del marito. La struttura, situata nelle remote isole a sud della Cornovaglia, rischia di trasformarsi per lei in una prigione. Ma grazie alla gentilezza del dottor Richard Creswell, uno psichiatra con idee all’avanguardia, quel luogo sembra trasformarsi in un rifugio per Esther.
2018. La scienziata marina Rachel Parker si imbarca per un progetto di ricerca nei mari inglesi, quando un violento temporale la costringe a trovare riparo su un’isola. Qui, il ritrovamento di una valigia piena di lettere cambierà per sempre il suo destino. La dolcezza e la passione di quelle parole scritte più di cinquant’anni prima, infatti, spingono Rachel a indagare per ricostruire tutta la storia di Esther e del periodo che ha trascorso in quelle isole. E i segreti che emergeranno dal passato avranno ripercussioni, a distanza di mezzo secolo, sulla vita della stessa Rachel.


Questa storia ha come protagoniste tre donne completamente diverse tra loro, ma che in qualche modo formano una squadra davvero inarrestabile.
La storia è ambientata nelle isole Scilly, dette anche Isole Sorlinghe, situate verso la punta sud-occidentale della costa inglese.
La prima protagonista di questa storia è Rachel Parker, una donna indipendente, dedita solo al proprio lavoro di ricercatrice. 

Non le sfuggiva l’ironia del fatto che a studiare creature marine sessili, che di rado si spostavano una volta radicate negli abissi degli oceani, fosse proprio lei che invece girava il mondo come un’alga trascinata dalla corrente. 

Si trasferisce dalle isole Aitutaki, per studiare, nelle isole Scilly la Venus verrucosa, detto anche tartufo di mare. Ed è proprio in questa spedizione che finisce a Little Embers, una piccola isola, in cui farà una scoperta che cambierà per sempre la sua vita.
Ed è grazie a questa scoperta che facciamo la conoscenza delle altre nostre due protagoniste: Esther e Eve.

Esther è colei che, volente o nolente, sarà la chiave di una serie di avvenimenti che cambieranno le sorti delle nostre protagoniste. Riusciamo a conoscere questo personaggio in due momenti storici molto differenti tra loro. Il primo è nel 1951 dove ci appare come una donna dalla pelle color d’avorio, tipico di una rosa inglese, dai capelli che richiamavano l’intenso castano del legno e dalle labbra carnose e rosse come una fragola. Insomma la reincarnazione vivente di una donna nobile e fiera; il secondo momento è nel 2018 dove la ritroviamo consumata dagli anni, ma per questo non meno orgogliosa di un tempo. 

L’ultima protagonista è Eve, nipote di Esther, che per alcune circostanze di vita, si ritroverà a dover accantonare i propri sogni, per poter restare vicino la nonna.
Il destino porterà queste tre donne a riportare alla luce vecchi segreti, che il tempo aveva diligentemente sepolto, che, come già detto in precedenza, cambierà le sorti di quest’ultime, dove nuove consapevolezze e vecchi amori potranno avere la meglio su dubbi e incertezze. 

Se devo essere sincera all’inizio il romanzo non mi aveva molto entusiasmato, avendo un inizio molto lento, dove si faticava a capire quale potesse essere il filo conduttore di tutta la trama, ma via via che leggevo sono rimasta piacevolmente sorpresa. Certo alcuni avvenimenti erano di facile intuizione, ma non per questo l’autrice non ha fatto un ottimo lavoro narrandoli.

I personaggi sono ben delineati, soprattutto Esther, che potrebbe essere davvero definita come personaggio principale di questa storia. Eve, invece, è stata leggermente trascurata, quando, a mio avviso, aveva tutte le carte in regola per eguagliare le altre due protagoniste in questo romanzo. 
La lettura è di facile scorrimento, cosa che porta il libro a essere letto in poche ore, complice anche la traduzione davvero ben fatta, riuscendo così a risultare davvero piacevole. 

La cosa che però davvero mi è piaciuta in questa storia è come l’autrice, con semplicità, sia riuscita a inserire all’interno del suo romanzo temi davvero poco trattati, quali la depressione post partum e i trattamenti sanitari che ricevevano i malati di mente durante gli anni 50.

Per chiudere qui queste poche righe mi sento di consigliare questo libro in quanto credo si possa restare piacevolmente colpiti dalla trama.

4 stelle su 5

Alla prossima,
Vienda

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