Recensione: Le tue innocenti bugie di M. Leighton

by - mercoledì, maggio 23, 2018

Lettori, la nostra Kei oggi vi parla di Le tue innocenti bugie, uscito per la Newton Compton pochi giorni fa.


TITOLO: Le tue innocenti bugie

AUTORE: M.Leighton

SERIE: Pretty #1

EDITORE: Newton Compton editori 



Un'autrice bestseller di New York Times e USA Today
Pretty Series

Lei. Sloane Locke vive in una campana di vetro. Non è strano, visto quello che ha passato, che il padre e i fratelli vogliano proteggerla. Per venti lunghi anni è stata alle loro regole, ha accettato di essere considerata fragile, ma quei giorni sono finiti. Ha fatto un patto con se stessa: le cose cambieranno non appena compirà ventun anni. Così, il giorno del suo compleanno, allo scoccare della mezzanotte, Sloane spiega finalmente le sue ali e si prepara a volare. 
Lui. Oltre a saper creare tatuaggi straordinari, Hemi Spencer ha anche molte altre qualità. Tra queste però non rientra la pazienza. È sempre stato così: ha vissuto da sempre nell’autoindulgenza, fino a… quel tragico incidente. Adesso è tremendamente determinato e ha una sola missione nella vita. Non permetterà a nessuno di ostacolarlo. Loro. Niente nella vita avrebbe potuto preparare Sloane e Hemi a ciò che stanno per scoprire. Nessuno di loro è mai stato davvero onesto con se stesso. Ma quanto in là possono andare due persone che sanno vivere solo nel presente?





Non trattatela con i guanti e la renderete felice: da poco divenuta maggiorenne, Sloane non ha mai ambito ad essere la signorina a modo che il padre e i fratelli maggiori vorrebbero. Fin dalla morte della madre, la sua famiglia iperprotettiva le ha sbarrato il passo verso quelle esperienze che lei ritiene fondamentali per godersi la sua giovane vita. Le loro attenzioni la soffocano, e per quanto sia certa del loro affetto, la ragazza è decisa a cambiare le cose. A cominciare dalla propria pelle immacolata. È così che la sua strada incrocia quella di Hemi, il tattoo artist che dovrebbe aiutarla a procurarsi le ali su cui spiccare il volo verso la libertà. Tra i due scatta immediatamente una scintilla, ma le loro storie sembrano tanto agli antipodi da non poter trovare un punto d’incontro… o forse sì?




Hemi appare sulla soglia della sala tatuaggi. Indossa una maglietta nera aderente, jeans neri aderenti e stivali neri opachi. Sembra un tipo pericoloso. E magnifico. 




La storia di Le tue innocenti bugie segue il classico incontro tra un giovane uomo bello e tenebroso e una donna appena sbocciata, innocente ma già consapevole di cosa vuole dalla sua vita. Una trama che di per sé sarebbe piacevole per una lettura disimpegnata, se non fosse decisamente rovinata da una serie di cliché che si sarebbero facilmente potuti evitare. Come sempre, nel caso siate decisi a concedervi questo libro per sfizio o per curiosità personale, passerò in rassegna pro e contro qui sotto senza entrare in merito di dettagli essenziali. Quindi esaminerò nel dettaglio ciò che mi ha spinto a dare a questo libro una modesta valutazione di due stelline (e in alcuni passaggi, fidatevi, la tentazione di scendere a una sola stellina è stata molto forte).


L’idea di far ruotare gli incontri tra Hemi e Sloane attorno allo studio di tatuaggi in cui si incontrano per la prima volta — lui in qualità di proprietario, lei alla ricerca di una mano abile che tracci il tatuaggio che simboleggi il suo passaggio nell’età adulta — è carina, ed è più o meno l’unico tratto positivo dell’intero romanzo, almeno finché non viene rovinato da un’evidente mancanza di documentazione su come funzioni un vero e proprio parlour di tatuaggi. Al di là di poche, rade battute di spirito che brillano in un mare di frasi già viste, il resto dei quarantacinque capitoli del libro è costellato da una trama piatta quasi quanto i personaggi, caratterizzati in maniera approssimativa e stereotipata. Sloane ed Hemi cedono all’attrazione reciproca ancor prima che il lettore abbia modo di conoscerli e sviluppare un vago senso di attaccamento verso di loro. Il resto dei volti che si muovono sullo sfondo sono sagome di cartone: dai fratelli poliziotti all’unica amica di Sloane, dalla concupiscente collega di lavoro di Hemi al rigido padre della protagonista. Il tutto condito da una chimica estremamente labile, che convince poco, uno stile decisamente semplicistico e una pioggia di luoghi comuni che mi hanno strappato più di un sospiro.



Devi scopare, amico mio!, penso tra me tracciando il contorno di una conchiglia sulla sua pelle chiara e impeccabile. E devi farlo presto. Per un attimo rimpiango l’egoista che ero prima che iniziasse la mia ossessione. 


Volete saperne di più? Eccovi gli approfondimenti, e mi raccomando, se non volete rovinarvi la sorpresa fate attenzione agli spoilers!


La base di un buon romanzo è senz’altro costituita anche da una buona gestione dell’ambientazione, che accompagni il lettore nella vita dei personaggi e lo aiuti a comprenderli meglio, seguendoli al lavoro o nell’intimità domestica. A maggior ragione se questo ambiente racchiude i temi salienti delle vicende. Lo studio di tatuaggi di Hemi ci viene presentato da subito come un luogo intimidatorio quanto il suo proprietario, cromato, ma pulito, e… nonostante tutto, più di una volta Sloane ribadisce di aspettarsi un branco di ubriachi sdraiati sulle poltroncine e pronti a farsi segnare a vita da discutibili scelte estetiche. Un inizio zoppicante per un libro che riserva una parte importante ai tatuaggi, soprattutto considerando che la nostra protagonista matura un improvviso interesse nella professione di tattoo artist sì e no una manciata di pagine dopo. Il fatto che l’autrice calchi la mano sull’atmosfera da luogo di perdizione che caratterizza il parlour non fa che risaltare lo scarso realismo dedicato ai tatuaggi veri e propri. Sloane completa il suo in due sessioni della stessa giornata, malgrado si tratti di un disegno elaborato. Non viene messa in lista d’attesa (benefici di piacere al tatuatore, probabilmente) e non sottopone il design creato di suo pugno ad una discussione preventiva, tanto che Hemi decide di cambiarlo nel bel mezzo della sessione. Il dolore del tatuaggio è a malapena descritto, un effetto trascurabile che intralcerebbe l’effetto delle occhiate roventi del bell’artista: praticamente è come se disegnasse a pennarello sulla “pelle di porcellana” della giovane Sloane. Confesso però che ciò che più mi ha lasciata con un palmo di naso è stata la gita al mare proposta proprio da Hemi, appena quindici giorni dopo aver completato il tatuaggio di Sloane. Tatuaggio che, naturalmente, è pronto per essere esibito in spiaggia senza ematomi, gonfiori risultanti dall’ago o bisogno di essere protetto dai raggi del sole. Alla faccia dell’esperto.


“Approssimazione” sembra la parola d’ordine di tutto il romanzo, ma dà del suo peggio proprio nella caratterizzazione dei personaggi, a cominciare da Sloane. Giovane ma già messa alla prova dalla vita, innocente ma esperta abbastanza da sapere esattamente ciò che vuole da Hemi, seducente ma acqua e sapone, la protagonista è una contraddizione vivente. L’unica costante che l’accompagna è un’ingenuità sproporzionata, che la vorrebbe buffamente inesperta del mondo degli adulti ma finisce per farla risultare immatura e capricciosa. Un effetto che si nota soprattutto nel momento in cui Sloane si lamenta della sua famiglia iperprotettiva, che non le permette di bere, né di seguire il primo sconosciuto poco raccomandabile e — orrore! — le ha fatto superare la soglia dei vent’anni ancora vergine. Considerata la sua tendenza a buttarsi nella mischia senza riflettere, forse i fratelli della protagonista non hanno poi tutti i torti ad essere particolarmente severi. Mi è sinceramente dispiaciuto per Steven, il maggiore, apparente copia carbone del padre, fin dalla prima scenata che incassa dalla sorella per aver avuto l’ardire di impedirle di guidare da ubriaca. Un furfante, davvero. D’altro canto Sloane non ha che una sola confidente in grado di capirla: la migliore amica, Sarah, con cui intreccia conversazioni fatte di fastidiose gare d’insulti (posso assicurare all’autrice che “puttana” non è un nomignolo affettuoso molto quotato, men che meno tra le ventunenni. A meno che non siano ad un passo dal saltarsi alla gola a vicenda) e richieste di consiglio. Vale la pena di menzionare che il supporto morale di Sarah non include assistere al tatuaggio dell’amica, ma comprende preziosi suggerimenti sui metodi infallibili per farsi un’idea di come vadano davvero le cose tra uomini e donne. Quali? Ma guardare un porno, naturalmente. Ripeto, forse la famiglia di Sloane non ha tutti i torti ad impedirle di farsi “nuovi amici”, se è questo il genere di persone con cui finisce per legare.

Hemi non può vantare maggior profondità rispetto alla sua controparte femminile: buona parte delle sue riflessioni su Sloane ruotano così spesso attorno ai mille modi in cui vorrebbe portarla a letto da dare l’impressione di avere a che fare con un sedicenne in preda agli ormoni, piuttosto che ad un affascinante artista dal passato difficile. Anche lui soffre di un’alternanza marcata tra il dichiararsi un tenebroso sciupa femmine poco abituato a vedersi negare l’appetitoso bocconcino di turno, e il comportarsi da burbera mammina con Sloane. Rimane il fatto che la sua attrazione per lei ha una sottile venatura da Lolita che mi ha fatto accapponare la pelle, anche grazie a battute che fanno inarcare non poco le sopracciglia.


«Sai in quanti altri modi avrei potuto farlo? Volevo vederti in bikini. E adesso denunciami pure». 


L’impressione finale è che l’autrice si sia sforzata di infondere nelle sue pagine il frizzante spirito della giovinezza al punto da renderle più sgonfie di una coca-cola sgasata. Se siete alla ricerca di qualcosa di fresco in vista dell’estate, ci sono cocktail decisamente più riusciti da gustare.




Voto: due stelline su cinque.

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