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Recensione: Un'anima che vibra di Loredana Frescura e Marco Tomatis
Buongiorno lettori, oggi vi parlo del romanzo che uscirà il 30 Marzo in libreria, e che già trovate in ebook, di Loredana Frescura e Marco Tomatis, edito dalla Leggereditore.
Per Mimì si tratta di un cataclisma che stravolge la sua esistenza tranquilla e rassicurante. Ma proprio in quel paese “sbagliato dalla A alla Z”, dove a dispetto del nome non c’è l’ombra di un albero, e un ragazzo dalla pelle d’ambra può chiamarsi Gaetano e sfrecciare a bordo di un carretto, Mimì, che si sente “sbagliata dall’uno all’infinito”, finirà col trovare sé stessa. Soprattutto, guarderà con occhi nuovi sua madre e scoprirà che non è affatto la donna rinunciataria e fredda che ha sempre creduto. Dietro un’apparenza remissiva e dimessa, Caterina nasconde una forza e una vitalità che Mimì non avrebbe mai immaginato e che sono quanto di più importante una figlia possa imparare dalla madre.
Una storia intrisa di gioia e dolore, poesia e stupore, proprio come la vita.
Eccomi qui a parlarvi dell'ultimo romanzo che ho letto in anteprima per voi, un romanzo che mi ha fatto riflettere ed emozionare.
Premetto che non è facile recensire, e ci tengo a dire che sto scrivendo dopo averlo finito ieri sera, a caldo, perché mi sembrava giusto così.
Domenica, chiamata da tutti Mimì, è una ragazza di diciassette anni, vive con la madre Caterina e la zia Diletta a Roma, dopo l'abbandono del padre che ha preferito una donna più giovane a loro. Mimì è come tutte le adolescenti, va a scuola, le piace lo studio, ha due migliori amiche e un ragazzo che le piace, che però non la corrisponde. Un giorno qualsiasi, tornando a casa, la sua vita monotona viene stravolta. Sua madre, per lavoro, si deve trasferire a Piandiperi.
“La via d'uscita era a trecento chilometri da lì. A trecento chilometri dalla scuola, dalle amiche, dalle strade che conoscevo, dai muretti sul Tevere, dalle dolci serate d'estate fuori dal pub a guardare i turisti che si perdevano nei vicoli. E soprattutto lontano da lui.”
Vi posso però dire che fino a metà del romanzo continuavo a chiedermi “Questo libro fa davvero per me? È davvero il mio genere?”. Sono arrivata alla fine convinta che questo libro è il genere per tutti.
È quel libro che fa riflettere, che apre una porta sul mondo adolescenziale, sugli amori, ma soprattutto sul rapporto tra una madre e una figlia. Due entità che hanno difficoltà a comunicare, una donna di quarantacinque anni che ha sofferto ma che si è rimboccata le maniche per mandare avanti la sua famiglia, per non farle mancare nulla. E di una ragazza di diciassette anni che non la capisce, che si ferma all'apparenza e non prova a vedere oltre la superficie. E non perché non vuole ma perché non ci riesce. Perché l'adolescenza è quella fase brutta, quella in cui cerchi di capire chi sei, dove c'è confusione, dove i sentimenti si mischiano e tu nuoti per risalire. Per trovare il tuo posto nel mondo.
E in quel paesino che Mimì credeva dimenticato da Dio, lei scoprirà i veri valori della vita, là dove credeva che non potesse succedere niente, invece, succede di tutto. “La nuova” si ambienta, trova un lavoretto in una gelateria, incontra un ragazzo che le farà ancora di più aprire gli occhi, un varco in una realtà diversa dalla sua e cosa più importante imparerà a capire sua madre. Quei silenzi, quei sospiri e quei sorrisi.
“Ciao sono Domenica, Mimì. Quella delle feste mancate, Sono un'anima cretina, ferita, disarmata. Ma tu mi piaci. Mi piaci tantissimo.”
C'è da dire che questo romanzo è vero, profondo, commovente e triste. È la vita che viviamo tutti i giorni, quella che ci fa ridere ma è anche quella che ci fa soffrire. E in ultimo c'è un finale, un finale dolce e amore al tempo stesso, proprio come lo è la realtà.
La scrittura è pazzesca, è poesia pura, e permette di entrare nel libro, di assaporarlo, di arrabbiarsi, di aver voglia di scoprire di più.
Un romanzo che ci invita a ampliare i nostri orizzonti, che ci fa riflettere su quanto, durante ogni singola giornata, noi ci lamentiamo di ogni cosa. Anche la più banale e non andiamo mai oltre. Ecco, dovremmo farlo. Sempre.
5 stelle.
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