RECENSIONE: Tutto su mio padre di Sylvia Kant

by - martedì, settembre 11, 2018

Buon pomeriggio lettori, oggi è il turno della nostra Francesca di parlarvi di uno dei romanzi letti questa estate. Si tratta di Tutto su mio padre di Sylvia Kant.


Sandro e Maura sono sposati da circa dieci anni, ma non possono certo definirsi due santi. Tradimenti, differenze sociali e incomprensioni di una storia nata già sbagliata mettono in crisi il loro matrimonio. Solo l’affetto per la figlia Eva è forte e profondo. Ma persino questo sentimento, l’unico per cui riuscire a trovare il modo di non fare della separazione un sanguinoso campo di battaglia diventa, invece, la miccia, il pretesto, il luogo dell’odio che totalizza e tutto spazza via. Una vicenda familiare feroce e appassionante, una guerra in nome dell’amore dove il verbo amare viene coniugato solo all’imperfetto del tempo sprecato e del futuro perduto.
Sylvia Kant, già autrice di due bestseller erotici, ha smesso per un attimo i panni della dark lady, e scritto un romanzo intenso, coraggioso, ma soprattutto autentico. Impossibile smettere di leggerlo o dimenticarlo, una volta girata l’ultima pagina




Il matrimonio e le sue gioie, il ritrovarsi la sera l’uno accanto all’altra con la sola consapevolezza di sapere che l’altro c’è, e quell’esserci non è semplicemente una presenza fisica, ma è un appartenersi a vicenda assaporando giorno dopo giorno gli attimi sereni e superando mano nella mano i momenti difficili. La mia visione del matrimonio, a distanza di nove anni, è sempre la stessa: idilliaca, come se si vivesse una favola. Ovviamente capita a tutti di avere un periodo “buio”, l’importante però è limitare i danni e soprattutto ricordarsi chi si ha accanto. Sandro, il nostro protagonista, non ha avuto la stessa fortuna di tanti che nel matrimonio impiegano tutte le loro energie.

Il romanzo parte subito con una lite tra marito e moglie, Sandro e Maura, senza curarsi del fatto che nel mezzo di quella lite ci finisce sempre lei: Eva, la piccolina “frutto del loro amore”. Eva è una bambina amatissima dal padre, a mio parere un po’ meno dalla madre, lo dimostra il fatto che la piccolina stessa cerca di rassicurare quest’ultima sul fatto che il suo papà non farebbe mai nulla per metterla in pericolo (ho adorato questa spontaneità insita proprio nei bambini, forse perché mi ha ricordato quella che rappresenta nei miei piccoli). Ma una figlia non dovrebbe mai schierarsi dalla parte di un genitore o dell’altro, una figlia dovrebbe essere libera di amare entrambi incondizionatamente. Questa possibilità ad Eva viene tolta e nell’istante esatto in cui le viene negato l’affetto di uno o dell’altro genitore Eva, da bambina curiosa, allegra e spensierata diventa triste, cupa e chiusa in sé stessa, il che - lasciatemelo dire - da madre è ciò che mi ha fatta più soffrire.

Capita di aver sbagliato rotta, nel corso della propria vita, l’importante è riuscire a rimettersi in carreggiata, cosa impossibile per Sandro e Maura.

Lui, sotto alcuni punti di vista, mi ha ricordato molto me stessa, cambia città, cambia abitudini, fa il possibile per riuscire a tenere ancorato il suo matrimonio, ma dall’altro lato non c’è nessuno che lotti con la stessa intensità con cui lo fa lui. Questo lo si capisce sin dal primo capitolo, così come si intuisce la vera essenza di Maura: una poco di buono, opportunista, volgare e anche molto insipida in quello che fa. La sensazione di non riuscire a trovare un feeling con questo personaggio mi ha accompagnato per tutta la lettura. Una donna capace di rinfacciare l’aiuto dato al proprio uomo in un momento di bisogno, una donna che evidentemente non è capace di amare, inaridendo anche il cuore della sua piccolina.

Sandro, d’altro canto, è un padre disposto a tutto pur di riuscire a stare ancora con la proprio piccola, quando la bomba del divorzio gli esplode in mano.



“Quanto vuoi bene a papà?” 
“Tanto”, risponde Eva sorridendogli
“Tanto quanto?”. Sua figlia allarga le braccia. “Tanto così”.



Un romanzo crudo (forse ho scelto la lettura sbagliata per conoscere questa autrice), doloroso, che si trascina dietro carichi emotivi che ti portano a stare male, tanto da lacrimare durante la lettura, perché non è concepibile che due persone che si giurano amore eterno finiscano poi con il rivolgersi insulti ed epiteti disgustosi.

Un romanzo che mi ha lasciato un grande vuoto dentro, ma che mi ha anche aperto gli occhi su chi non voglio mai diventare. Non voglio diventare una moglie e una mamma come Maura. Non voglio rivivere le sensazioni che Sandro prova sulla propria pelle e che l’autrice riesce, sapientemente, a trasmettere al lettore. Non è un romanzo che ho apprezzato, proprio perché mi ha fatto male, ma è un romanzo che comunque consiglio - magari non come lettura sotto l'ombrellone - che ti apre gli occhi su alcuni aspetti della vita quotidiana e dal quale, sicuramente, si può trarre molti insegnamenti. Ovviamente avrei apprezzato molta meno crudeltà, soprattutto nelle parole messe in bocca ad alcuni personaggi come l'avvocato.

“Cerca di fare in modo che questo schizzo di sperma finito nella vagina sbagliata ti costi il meno possibile”


C'è stata una frase, un punto da cui andare avanti era faticoso, sempre di più, una corsa in salita in cui si arriva necessariamente alla fine con il fiatone.
Nonostante questo, la scrittura fluida, precisa nel descrivere luoghi, situazioni, emozioni dell’autrice mi è piaciuta particolarmente, tanto da non scoraggiarmi nel cercare i suoi precedenti romanzi e metterli in wishlist. Questo però, non ottiene i miei pieni voti.


3 stelle su 5








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