Una giornata con Bianca Cataldi

by - giovedì, settembre 03, 2015



Il gruppo lo scrigno delle passioni ha ospitato Bianca Cataldi. Editor, correttore di bozze, scrittrice e direttrice della Casa Editrice Les Flaneurs Edizioni, per rispondere alle domande di autori che vogliono saperne di più su questo mondo.





Di seguito trovate le domande, con rispettive risposte, che le sono state poste.


Buona lettura!

D: La prima curiosità che mi voglio togliere è questa: Editor e Correttore bozze, togliamoci il dubbio, cosa fanno nello specifico?
R: Dunque, sono due ruoli molto diversi da svolgere in momenti differenti. Prima opera il correttore che elimina tutti i refusi. Si impegna quindi a lottare contro errori di ortografia, di battitura, ecc. NON si occupa del contenuto del testo, ma solo del suo aspetto formale. Di solito, dà anche una prima formattazione al testo, con caporali, rientro ecc. L'editor invece rivede con l'autore il contenuto, eliminando contraddizioni, infodump e parti superflue. Spesso capita che il libro venga interamente messo in discussione, ma niente paura: l'editor e l'autore lavorano insieme passo passo

D: Per quanto riguarda l'editing di un romanzo, come capisci se una storia "parte" nel momento giusto? C'è un punto (ad esempio numero di pagine o capitoli) in cui la trama dovrebbe prendere il volo o è soggettivo a seconda del tipo di storia?Mi trovo spesso a pensare, mentre scrivo, se sto facendo troppi preamboli o, al contrario, se ho lasciato l'introduzione troppo corta
R: Ottima domanda! Effettivamente non è semplice definire "quando" un libro dovrebbe partire. Vediamo "Cent'anni di solitudine": parte tardissimo, ma è un capolavoro. Ciò che però dobbiamo sempre tenere a mente è che il lettore va rispettato. Non scriviamo per provocare noia, ma interesse e piacere di leggere. Se un libro non parte entro il quinto capitolo (parlo di capitoli medio brevi) bisogna lavorarci su, magari semplicemente "tagliando" alcune spiegazioni troppo lunghe che rallentano la lettura per spostarle più in là nel testo
D: Per capitoli medio brevi cosa intendi? In fatto di parole intendo
R: Indicativamente dai 15000 ai 20000 caratteri

D: Ciao Bianca, proprio oggi ho iniziato a leggere Waiting Room e ne approfitto per complimentarmi con te, ancora, ancora e ancora. Ammiro molto il tuo percorso, nonostante la giovane età, ma soprattutto la fiducia che hai voluto dare al tuo territorio (che poi è anche il mio), creando e fondando Les Flaneurs Edizioni.
Come Editor quali consigli potresti dare agli autori?
Hai mai rinunciato a editare un testo?
R: Cara Antonella, grazie per le tue parole. Il più grande consiglio che posso dare è questo: scrittori, siate umili. Molti autori guardano all'editor come a un mostro arrogante che vuole mettere le mani sulle loro opere e che al 90% non è in grado di capirle. Non è così: l'editor è un essere umano che però ha studiato per il lavoro che sta facendo ed è comunque un "esterno", quindi in grado di vedere pecche nel testo che l'autore non vedrà mai. A dimostrazione di ciò, vi confermo che io stessa ho un editor per i miei libri perché so perfettamente che non riuscirei a editare ciò che ho scritto. Eh sì, una volta ho rinunciato a un lavoro. Il testo non aveva bisogno di editing, ma di ghostwriting: era interamente da riscrivere. Purtroppo, quando si fa questo lavoro da freelance, non ci si può permettere una così grande perdita di tempo, passatemi l'espressione. Il lavoro di ghostwriting ha un suo costo e, se è quello ciò che serve, deve essere pagato come tale. Se così non è, è meglio rinunciare al lavoro.

D: Bianca, Cosa ti porta a dire che un romanzo non può vedere la luce? Ti è mai capitato di vederci del potenziale ma la storia era impostata male?
R: Diciamo che non esiste un romanzo del tutto irrecuperabile, a meno che non sia la copia esatta di un altro libro e a quel punto proprio non può essere pubblicato. Il fatto però è che in una casa editrice ci sono dei tempi da rispettare e se un libro deve essere non solo riscritto ma ha anche una trama debole, non è proprio possibile investirci tempo e denaro. In compenso,mi è capitato di recente di scegliere un libro che dal punto di vista stilistico era molto carente ma aveva una buona trama. Lavorando con l'autore, sono sicura che ne verrà fuori un buon libro

D: Buongiorno Bianca. Abbiamo parlato di trame, di testi con potenzialità, di virgolette. Quanto può influire la lunghezza di un romanzo sulla pubblicazione? Di quante battute dovrebbe essere il romanzo di un esordiente per essere preso in considerazione?Purtroppo ho notato che in qualche caso viene fatta attenzione prima al numero delle cartelle e poi al contenuto. E' giusto?
Comprendo che ci sono dinamiche per cui si preferisce investire in un testo di molte pagine solo se porta grandi firme.
R: Effettivamente i romanzi molto lunghi di autori esordienti hanno un problema: i costi. Costano la correzione e l'editing ma soprattutto la stampa. Uno dei manoscritti che abbiamo pubblicato era lungo 400 pagine word. In fase di editing abbiamo tagliato molto, non solo per i costi (che nel nostro caso sono tutti a carico dell'editore) ma soprattutto per una maggiore facilità di lettura. Comunque per noi non è una grande discriminante durante la valutazione: prima di tutto scegliamo la storia narrata, poi vediamo quali strategie si possono applicare durante l'editing

D: A me capita di esprimere dei pensieri del personaggio attraverso il corsivo, per differenziarlo dal parlato, soprattutto nei dialoghi.
Mi sono trovata, però, a dover usare dei termini stranieri, che solitamente si scrivono in corsivo.
Come faccio per non creare confusione? A scuola di scrittura creativa mi hanno insegnato a usare una sola caratteristica per un solo utilizzo. Ma, ad esempio nei dialoghi, mettere i caporali per il parlato e le virgolette alte subito dopo per il pensato, mi sembra proprio brutto!
R: Eccomi! Dunque il corsivo va bene per i pensieri quando si scrive in prima persona. In quel caso, se hai bisogno di inserire parole straniere all'interno del corsivo, devi riportarle in tondo per distinguerle. Nella terza persona, invece, è preferibile usare le virgolette alte per i pensieri. Es. "Devo uscire", pensò Maria. Non preoccuparti che ci siano virgolette alte subito dopo le alte: l'importante è che si capisca che hanno ruoli diversi e che le prime introducono i pensieri mentre le seconde i dialoghi

D: Bianca, grazie per esserti messa a disposizione. Il mondo dell' editoria é un mistero per me. Sarebbe troppo lungo spiegare tutti i meccanismo che ci sono dietro l'editoria. Mi chiedo: tra tanti dattiloscritti ricevuti, cosa spinge un editore a pubblicare? Come si può arrivare alle librerie senza svenarsi? Ho letto libri di self mio belli e ben scritti. Siamo noi autori che ci crogioliamo nell'immediatezza del self publishing per non aspettare secoli risposte che, tante volte, nemmeno arrivano; oppure le Ce puntano al nome già famoso per avere un guadagno assicurato? E perché le Ce non pubblicizzato gli autori nuovi pur avendo le strade e gli strumenti gusti per farlo?
R: Le case editrici molto grandi hanno i loro circuiti autoriali ed è effettivamente difficile arrivare a loro a meno che non si abbia una buona agenzia alle spalle o in altri sporadici casi. Poi ci sono le case editrici piccole e medie che invece leggono davvero i manoscritti (o almeno dovrebbero). In quel caso, l'editore sceglie il libro sul quale investire in base alla forza della trama e all'impatto che potrebbe avere sul pubblico. Inutile negare che è necessario tener conto dell'andamento del mercato, ma ciò non significa che un libro particolarmente meritevole non debba essere pubblicato solo perché il genere "non va di moda". Di recente abbiamo pubblicato un prosimetro, genere invendibile, eppure lo stiamo vendendo perché vale. Spesso capita anche che siano proprio gli autori a non voler avere niente a che fare con noi. Il selfpublishing è veloce, non ha tempi di attesa e talvolta può portare più soddisfazioni (ma dipende dalla casa editrice alla quale ci si è affidati)

D: Bianca, nella scelta di cover, sinossi e ringraziamenti lasciate che sia lo scrittore a decidere o preferite occuparvene voi?
R: Dunque per la cover lasciamo che l'autore ci descriva la copertina che vorrebbe e a quel punto passiamo la bozza del progetto ai nostri grafici. La cosa importante è che siano i grafici della ce a realizzare le copertine e non degli esterni, più che altro per rispettare la linea grafica generale, ma sono sempre gli autori a proporre per primi e devono comunque approvare la copertina. La sinossi invece viene scritta da noi, sempre con l'approvazione dello scrittore, mentre per i ringraziamenti l'autore è completamente libero.

D: Ciao Bianca, eccomi anch'io.Oltre agli autori esordienti italiani, pensate di contattare anche autori più o meno noti dall'estero?
R: Sì, infatti siamo già in contatto con alcune autrici americane trovate grazie ai suggerimenti dei lettori italiani e anche grazie al nostro lavoro di scouting. Certo è difficile "accaparrarsi" i diritti perché ci sono ce molto più grandi di noi, però ci proviamo

D: Bianca, molte CE sono loro a scovare (molto anche secondo la classifica Amazon) i libri da pubblicare. Voi in questo senso come vi muovete?
R: Sono d'accordo, purché non si guardi solo alla classifica. Ho scovato perle rare sepolte negli ultimi posti, dai 30000 in giù. Abbiamo dei ragazzi in CE che si occupano di scouting e fanno proprio questo: cercano. Ci sono grandi scrittori nascosti nei blog, sulle piattaforme di fanfiction ecc. L'importante, però, è leggere davvero e non scegliere i testi soltanto in base al numero di download.

D: Ciao Bianca, io ho una domanda tecnica: per caso ci puoi fare qualche esempio pratico di corretta punteggiatura nei discorsi diretti, dentro e fuori le virgolette basse? Ci sono delle regole base da seguire? P.s. Grazie per l'utilissima opportunità!!
R: Eheh vero, ci sono diverse scuole di pensiero. Tutti siamo concordi nell'usare i caporali (virgolette basse), ma poi sulla punteggiatura ci sono opinioni discordanti: c'è chi preferisce inserirla all'interno delle virgolette e chi fuori. Personalmente, mi regolo secondo la scuola più "giornalistica": punti esclamativi e interrogativi all'interno, seguiti da un punto dopo le virgolette. Il punto sempre fuori. Esempio:《Portami la borsa!》.
Oppure 《Portami la borsa》.

D: Approfitto ancora della disponibilità di Bianca. Io scrivo in terza persona, mi piace spaziare tra i vari punti di vista e la prima persona mi lega un po' le mani, ci sono errori in cui si può incappare con l'utilizzo della terza? Ci sono accorgimenti da tenere a mente?
R: Quando si usa la terza persona bisogna stare molto attenti ai pov, ai punti di vista. Intendo dire che non bisogna confondere il lettore saltellando da un personaggio all'altro. Per il resto, però, la terza persona è facilmente fruibile dal lettore che in questo modo può tenere sott'occhio tutta la storia senza calarsi troppo in un personaggio in particolare. Altro rischio della terza persona: quello di far sentire la propria voce di autore, soprattutto se il narratore è onnisciente. Questa è una mossa da evitare, fa troppo effetto Manzoni, a meno che non sia proprio quello lo scopo che vogliamo raggiungere.


Contatti: https://www.facebook.com/lesflaneursedizioni



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