Prima tappa Blogtour de: "Riparto da zero (ma con te in mente)" di Elisa Liliana Locatelli

by - giovedì, settembre 03, 2015

Buon giorno Scrigno!
Oggi ospitiamo la prima tappa del Blog Tour "Riparto da zero (ma con te in mente)" di una delle nostre autrici: Elisa Liliana Locatelli.
In cosa consiste?
Consiste nel presentarvi l'opera in quattro tappe, che coinvolgeranno diversi blog: "Lo scrigno delle letture", il blog di Tiziana Cazziero, il blog di Giada Andolfo e il blog "Harem's book".
Cosa trovate in questa prima tappa?
La scheda tecnica del libro e in ANTEPRIMA il primo capitolo del libro!
Inoltre, la nostra autrice, sarà presente alla fiera "In gioco" a Cernusco Sul Naviglio (Milano) con un piccolo stand il 6 settembre 2015: regalerà i primi due capitoli de "Un nuovo inizio" e di "Riparto da zero (ma con te in mente)", un piccolo ricettario con alcuni dei piatti serviti a "L'indeciso" (il ristorante che ha in gestione la protagonista Aslinn) e i segnalibri dei due libri.
Non mancate!

Titolo: "Riparto da zero (ma con te in mente)" - The Power Of Love Saga
Autore: Elisa Liliana Locatelli
Editore: Self Publishing
Data di pubblicazione: 15 settembre 2015
Numero di pagine: 73 circa
Prezzo: 0.99€
Genere: rosa \ erotico

Sinossi:
Michele è un uomo finito. Ha perso l'amore della sua vita, Aslinn. No, ella non è morta, ma semplicemente si è innamorata di Christopher Nocci, un giornalista che Michele stesso le ha presentato. Donna dopo donna, Michele continua a cercare Aslinn in ognuna di loro, continua a lottare per riaverla con sé. Ma cosa succederà quando scoprirà che la sua bella è incinta? Riuscirà a superare la cosa? Come reagirà? E soprattutto: il suo cuore riuscirà a riprendere a battere?

Biografia autrice:
Elisa Liliana Locatelli nasce il 22 marzo 1990: deve i suoi nomi al fratello maggiore –che scelse il nome Elisa- e alla nonna paterna –che si chiamava Liliana come lei-.
Passa un’infanzia felice, coccolata dai genitori e dagli amici di famiglia, finché raggiunge l’adolescenza: qui iniziano –purtroppo- le prese in giro da parte dei suoi coetanei. Vittima di bullismo, Elisa è costretta ad affrontare svariati problemi personali fino all’età di ventitré anni: è solo allora che –finalmente- riesce ad uscire dal vortice nero della depressione.
Ha studiato scienze sociali al liceo, per poi iscriversi all’università Statale di Milano, dove frequenta Scienze Infermieristiche, che però abbandona poiché capisce che non è la sua strada: è così che inizia a frequentare corsi di cucina per dilettanti.
La scrittura le ha salvato la vita più di una volta, poiché è stata la sua valvola di sfogo: ha iniziato a scrivere a quindici anni, in uno dei momenti più bui della sua vita. E’ stata proprio Ada, la protagonista del suo romanzo “La farfalla dalle ali bucate”, ad aiutarla a superare quei momenti grigi, quando credeva che tutto era nero.
Ha autopubblicato su Amazon diverse sue opere:
- “Un nuovo inizio”, romanzo breve erotico uscito il 15 dicembre 2014
- "La farfalla dalle ali bucate”, romanzo drammatico young adult uscito il 6 gennaio 2015.
- "Sul filo del rasoio - Racconti di vite disperate", antologia di racconti drammatici
Al momento sta lavorando a una storia a episodi che viene pubblicata sul sito www.haremsbook.com (intitolata “Notti brave al Naked”, di genere erotico).
Tra i suoi libri preferiti: Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Christiane F., Il giovane Holden di J.D. Salinger e la saga di Harry Potter di J.K. Rowling.
Contatti autrice:
- Pagina Facebook: https://www.facebook.com/elisalilianalocatelli
- Profilo Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=100006339347372



Ed ora vi lasciamo al primo capitolo!
Buona lettura!

Premetti le labbra sulle sue e in pochi secondi la privai anche delle mutandine. Mi separai da lei e la osservai attentamente: capelli rossi, labbra gonfie di botulino, occhi azzurri pieni di desiderio, seno rifatto, ventre piatto, intimità perfettamente depilata, gambe sode. Insomma: perfetta per ciò che ci apprestavamo a fare -cioè scopare come se non ci fosse un domani- e così diversa da colei che tanto amavo.
“No, non ci pensare. Scacciala via. Non pensarci. Focalizzati su questa scopata.”
Passai la lingua sulle labbra, poi mi tolsi la camicia e restai a torso nudo. Subito lei s’inginocchiò sul letto, di fronte a me, e iniziò a baciarmi il collo strappandomi un gemito d’approvazione: era sempre stato il mio punto debole, fin da quando avevo scoperto il mondo del sesso all’età di quindici anni. Deglutii e feci saltare il bottone dei miei jeans, poi abbassai la zip e subito ne approfittò per infilare la mano nei miei boxer. Afferrò il mio membro –già duro- e iniziò a muovere la mano su di esso.
Annuii in segno d’approvazione e la lasciai condurre per qualche istante, poi posai le mani sulle sue spalle e la feci stendere sul letto. La guardai qualche altro istante, abbassai in un’unica mossa jeans e boxer e rimasi completamente nudo.
«Ora ci divertiamo, eh.» Mormorai accarezzandomi da solo, per poi darle le spalle e dirigermi verso il comò.
Presi un preservativo dal portaoggetti e lo scartai, poi lo indossai: avevo bisogno di scopare, ma di certo non avrei rischiato di prendermi qualche strana malattia da una appena conosciuta, per di più ubriaca fradicia. Feci scrocchiare il collo, poi tornai a guardarla.
«Brutta sporcacciona.»
Ghignai nell’osservarla toccarsi: aveva le gambe divaricate e mostrava così la sua intimità liscia che stava stuzzicando con due dita, con le quali poi si penetrò.
«Vuoi dire che no piace?» Domandò con forte accento russo.
Era russa? Ah sì, era una modella o una cosa simile, che m’aveva abbordato al bar. E io avevo deciso di starci, giusto per dimenticarmi di lei, anche se non funzionava: non funzionava mai.
Lei era sempre con me, nella mia testa.
«Oh no, mi piace: eccome se mi piace.» Risposi avvicinandomi a lei cercando di concentrarmi solo ed esclusivamente sul suo corpo.
L’afferrai per le caviglie e la feci scivolare sul letto, per poi farle circondare il mio bacino con le gambe. Accarezzai le sue grandi labbra con il mio membro, poi mi feci spazio tra esse e la penetrai con un colpo secco, ritrovandomi in lei, sentendola urlare per la sorpresa.
«Tu grande uomo!» Esclamò iniziando a massaggiare il proprio seno.
La sua volgarità mi diede quasi fastidio, ma ormai avevo fatto trenta e tanto valeva che facessi trentuno.
Chiusi gli occhi e iniziai a pompare coi fianchi, le mani posate sulle sue cosce. Iniziai a sudare leggermente e i suoi gemiti si fecero sempre più forti, alternati a urla e incitamenti vari, della serie «Sì, tu grande uomo! Tu grande uomo da cazzo grande! Tu scopa me! Sì!» e via discorrendo. Mi urtavano tutte quelle frasi, perciò le tappai la bocca con una mano ringhiando. Strizzai gli occhi e aumentai la velocità dei movimenti: non vedevo l’ora che tutto quello finisse, perciò mi concentrai.
Premetti ulteriormente la mano sulla sua bocca e lasciai che la mia fantasia volasse.
Aprii gli occhi e la vidi sotto di me, bella come non mai.
Tutto d’un tratto, la puttana russa era svanita e lei aveva preso il suo posto.
«Michele…» Sussurrò allungando la mano per accarezzarmi il petto, per poi tirarsi su e iniziare a baciarmi il collo lasciandomi un grosso segno violaceo.
Ringhiai e con un’ultima spinta raggiunsi l’apice del piacere. Continuai a muovermi per qualche istante e mi resi conto che non era lei ma la russa, poi mi spostai . Mi lasciai cadere sul letto e mi coprii gli occhi con l’avambraccio.
Non m’importava se aveva raggiunto l’orgasmo o meno, se era soddisfatta o no. Tutto ciò m’interessava era esser venuto, anche se non era stato nemmeno poi così soddisfacente.
Quando ella s’appoggiò a me, storsi il naso.
«E spostati!» Esclamai schifato mentre il suo profumo dolciastro giungeva alle mie narici: se non l’avessi abbordata in una delle discoteche che avevo iniziato a frequentare, avrei sicuramente detto ch’era una prostituta.
Che poi non ero nemmeno tanto sicuro che non lo fosse, intendiamoci, ma per lo meno –se lo era- non mi stava facendo pagare niente.
«Tu stallone italiano. Tu volere ancora Katiusha?» Domandò mettendosi a cavalcioni su di me.
Scostai l’avambraccio e inarcai un sopracciglio.
«Se voglio il bis?»
«Io dare ciò che tu volere.»
Storsi il naso e scossi il capo, poi la spostai dalle mie gambe. Mi alzai, mi tolsi il preservativo e lo buttai nel cestino. Afferrai i vestiti della donna, la presi per un braccio e la trascinai letteralmente fuori casa, infischiandomene delle sue urla.
«Tu stronzo! Tu essere grande stronzo!» Gridò iniziando a bussare alla mia porta.
«Sì, sì, va bene.» Borbottai chiudendo a chiave –quadrupla mandata più serratura di sicurezza-.
Passai la mano tra i capelli, poi lanciai un’occhiata all’orologio: Dio, erano già le tre di notte.
Scossi il capo, poi andai in bagno e mi feci una lunghissima doccia: andare a letto era inutile, dal momento che la sveglia sarebbe suonata entro un’ora.
Come facevo a stare in piedi, nemmeno io lo sapevo.
Chiusi il rubinetto dell’acqua calda, mi avvolsi un asciugamano attorno alla vita e uscii dal bagno dopo essermi strofinato i capelli biondicci –lievemente brizzolati- con una mano per asciugarli il più rapidamente possibile. Andai a sedermi sul letto e rimasi in quella posizione qualche istante, per poi sospirare: quella scopata non m’aveva per nulla soddisfatto. Storsi il naso, poi aprii il cassetto del comodino e presi una sua foto che avevo scattato personalmente un giorno che eravamo andati al mare assieme: era semplicemente bellissima nel suo bikini azzurro, con i capelli che le arrivavano fin sotto le spalle, ondulati e neri come la pece e gli occhi –quegli occhi che m’avevano fatto innamorare- così azzurri e limpidi come ghiaccio, ma pieni –all’epoca- di dolore.
Sospirai e le accarezzai la guancia, poi mi alzai e tolsi l’asciugamano lasciandolo cadere sul pavimento. Passai la lingua sulle labbra e portai la mano al mio membro. Posai lo sguardo sulla fotografia ed iniziai a toccarmi lentamente, immaginando ancora una volta la sua mano su di me.
«Piccola…» Gemetti eccitato, sentendo il mio membro farsi sempre più duro sotto i miei tocchi sicuri.
Per Dio, ero un uomo teoricamente maturo, di quarantun anni che si stava masturbando sulla foto di una venticinquenne: ero imbarazzante, ne ero consapevole, ma non riuscivo a fermarmi.
Aumentai la velocità dei movimenti sul mio membro e buttai il capo all’indietro, per poi abbassarlo nuovamente sulla fotografia e gemere pesantemente mentre il mio respiro si fece più rapido. Mi morsicai il labbro inferiore e nel giro di pochi minuti venni nuovamente, questa volta lanciando un urlo soddisfatto.
Rallentai i movimenti sul mio membro, per poi sospirare e stringere nella mano la foto.
Scossi appena il capo e portai la mano al viso, scoppiando a piangere disperato.
La punizione più grande di quando si ama qualcuno è vedersela portar via come se niente fosse, come se tutto ciò che c’era stato non contasse niente –sebbene sapessi che ciò che noi avevamo avuto era stato per lei importante- ma io l’amavo e avrei continuato a farlo, anche se ormai apparteneva ad un altro uomo.
«Dio, Michele: sei patetico.»
Scossi il capo, mi asciugai le lacrime e riposi la foto, poi andai in bagno e mi pulii la mano, pronto a rassettare anche la stanza.
Era la prima volta che piangevo per una donna.

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